Qual è l’ultima fonte d’ispirazione del fotovoltaico? I girasoli naturalmente!
E chi meglio di questo splendido fiore, che per natura vive seguendo il percorso del sole, poteva catturare l’attenzione di studiosi e ricercatori del settore?
È stato così per Hongrui Jiang, professore d’ingegneria all’Università del Wisconsin di Madison, che si è lasciato "illuminare” appunto da questa sorprendente intuizione e ha deciso di applicarla ai nuovi impianti fotovoltaici.
Chiamati anche Helianthus, dal greco ”helios” (= sole) e ”anthos” (= fiore), i girasoli a pensarci bene, sono l’elemento in natura che più somiglia ai pannelli fotovoltaici. Eh sì, infatti, questo fiore speciale che per sopravvivere ha bisogno della luce e del calore solare, compie costantemente impercettibili movimenti rotatori che gli permettono di catturare fino all’ultimo raggio di sole.
È stato proprio questo meccanismo, detto eliotropismo, a dar vita alla progettazione di una nuova creazione in campo di fotovoltaico. L’obiettivo è quello di realizzare pannelli solari "rotanti”, capaci di ruotare secondo il movimento del sole, e catturare quanta più luce possibile per massimizzare i livelli di produzione di energia.
In realtà, sono già in commercio pannelli detti appunto "girasoli” in onore della fonte d’ispirazione, ma per ora, ciò che fa muovere i pannelli fotovoltaici è un sofisticato sistema GPS che, collegato ad un motore posizionato al di sotto dei pannelli stessi, è in grado di inclinare ogni singolo pannello solare a seconda della posizione del sole.
Il progetto di Hongrui Jiang segue invece l’idea di realizzare pannelli fotovoltaici in grado di muoversi e orientarsi autonomamente in direzione della luce solare, senza bisogno di computer e GPS.
Com è possibile che la tecnologia arrivi a tanto? Ad esempio grazie all’unione di materiali intelligenti definiti elastomeri liquido cristallini (LCE), capaci di ricordare e riproporre una determinata forma in concomitanza di una precisa condizione e grazie all’utilizzo di nano tubi di carbonio in grado di assorbire grandi quantità di calore.
Una volta dotati gli impianti fotovoltaici di tali dispositivi e di uno specchio posto al di sotto dei pannelli solari, il funzionamento, assicura Hongrui Jiang, è semplice: la luce solare colpisce lo specchio, questo a sua volta permette di indirizzare i raggi di sole sugli LCE, i quali, collegati ai nano tubi di carbonio, sono in grado di riscaldarsi e quindi contrarsi.
La contrazione infine provoca il movimento dell’intero impianto solare. Una sorta di movimento a catena che, secondo gli esperimenti fin ora messi in atto, dimostra che è possibile ottenere un incremento di efficienza degli impianti fotovoltaici pari al 10%; un incremento che significherebbe maggior recupero energetico e quindi maggiore contrazione del tempo di recupero dell’investimento.
Una bel traguardo e un bel risultato se si pensa che in un futuro non molto lontano questi nuovi sistemi fotovoltaici sempre più vicini alla natura e allo stesso tempo sempre più efficienti, potrebbero essere installati proprio sul tetto delle nostre abitazioni!